Non vogliamo dire che l’Italia non sia un paese per donne, ma ancora oggi il binomio donne e lavoro è penalizzato: sono lampanti le disparità che il gender gap comporta a loro discapito, specialmente se si parla di mamme.
A parlare chiaramente sono i dati: in Italia sono 9,5 milioni le donne che lavorano, contro i 13 milioni di uomini. Ovviamente non si tratta di un gap dettato da scelte o valutazioni personali, ma risultato di un contesto sociale che ancora oggi discrimina le donne.
Secondo Confcommercio e Ispettorato Nazionale del Lavoro i posti di lavoro per gli uomini raddoppiano ogni anno rispetto a quelli per le donne e questo dato fa dell’Italia uno dei paesi con il più basso tasso di occupazione femminile.
Donne e lavoro: cosa succede con la maternità?
Tema legato a questa problematica è quello della difficoltà di molte donne nel gestire vita privata e lavoro, al punto che sul totale delle dimissioni registrate (nel 2022 sono state più di 61.000) era proprio dovuto a loro il 73%. Le donne con figli sono la maggioranza di questa percentuale e si sentono in obbligo a fare una scelta tra professione e la cura dei figli, mentre si è riscontrato che la bassa percentuale di uomini che rinuncia al lavoro lo fa per cambiare azienda o rincorrere un avanzamento di carriera.
Ammonta a circa 45.000 il numero di donne che hanno lasciato il lavoro dopo la maternità.
Essere mamma significa svolgere un lavoro di cura della persona, in questo caso del proprio figlio, a tempo pieno. Si rendono necessarie tutta una serie di mansioni invisibili che, specialmente nelle prime fasi di vita del neonato, non possono essere totalmente delegate a una figura esterna come un babysitter o una tata.
“Una madre svolge GRATIS l’equivalente di 2,5 lavori full time, per un valore stimato di 275mila euro nel corso della vita”: questo è quanto emerge secondo uno studio dell’Urban Institute di Washington DC. L’80% del costo totale è attribuito alla perdita diretta di guadagni causata dal fatto che le donne sono costrette a lasciare il lavoro o a ridurre il tempo a esso dedicato per i figli; il 20% per la mancata percezione della pensione.

Tuttavia questo problematico aspetto che tocca le neomamme è solo uno dei tanti che alimentano la disparità di genere nel mondo del lavoro: spesso sono vittime di mobbing, discriminazione, “mansplaining“.
Emerge che molte delle donne che cercano di reinserirsi nel contesto del lavoro avvertono una forte discriminazione, sopraffatte da un senso di subìto isolamento, e si vedono inermi davanti alla pesante evidenza di essere scartate per un ruolo o una posizione solo perché donne. Infatti, l’essere donna ancora oggi non agevola le assunzioni.
A supporto delle donne dal 2017 esiste Mama Chat, il primo ente europeo che offre assistenza psicologica online tramite psicoterapia low cost e uno sportello gratuito e anonimo. Quest’anno ha scelto di mettere in luce il tema delle “Donne e Lavoro” per la giornata dell’8 marzo 2024 e nel giorno della giornata della mamma è bene ricordarlo: gli scenari raccontati da questa realtà vedono donne e mamme lacerate da sensi di colpa, perdita di indipendenza, senso di inadeguatezza, attacchi di panico e stati depressivi.
“Le Equilibriste”: un report di Save The Children su Mamme e Lavoro
Save The Children ha reso pubblico il report si “Le Equilibriste”, uno studio che evidenzia la salita che la donna in Italia deve affrontare nel momento in cui decide di diventare mamma.
Anche qui emerge che 1 donna su 5 lascia il lavoro dopo la maternità, fattore che inevitabilmente influisce sulla carenza di nascite che quest’anno, nel nostro paese, sono state meno di 400.000. L’età media del parto è una delle più alte al mondo e addirittura deteniamo il podio per la percentuale di donne che partoriscono il primo figlio in età over 40.
Il tasso di occupazione per le donne tra i 15 e i 64 anni è calato del 10% rispetto alla media europea e confrontando i tipi di contratti che le donne lavoratrici hanno, risulta che i part time sono maggiormente riservati alle donne stesse, contro i full time che invece sono gli uomini a ricoprire.
Donne e Lavoro nel Sud italiano
In Italia il sud è tuttora più ostile rispetto al collocamento lavorativo delle donne e pecca di agevolazioni che favoriscano loro l’equilibrio tra gestione dei figli e professione. In Campania, in particolare, il tasso di donne inattive si aggira intorno al 60%. In Italia fra le assunzioni nel privato dalle liste del collocamento mirato, la quota femminile si attesta attorno al 40% (42% nel 2020 e 43% nel 2021). Tuttavia negli ultimi due anni in Campania non è stata assunta nemmeno una donna dalle liste del collocamento mirato: zero nel 2020 e zero nel 2021.
Le donne, le mamme sono una prima forza motrice di qualsiasi civiltà, qualsiasi paese, città o cultura. Tutelare le donne significa proteggere il futuro.